Migone

L’incuria che ha caratterizzato la memoria storica delle Case di Profumo italiane, prima dei nostri studi, ha fatto sì che uno splendido capitale di arte e di cultura si disperdesse in mille rivoli spesso senza collegamenti tra loro, così da non poter associare i vari eventi per ricostruirne i percorsi storici. Se questo patrimonio nazionale è stato in parte conservato è solo grazie ai collezionisti e ai ricercatori che si sono assunti il compito di una ricerca a volte ingrata e spesso ostacolata proprio da chi in definitiva dovrebbe trarre maggior interesse dalla diffusione di una così preziosa conoscenza. Tutto a vantaggio della Profumeria estera, alla quale certo non si vogliono negare meriti e onori, ma che fa sembrare mai esistita una “Profumeria italiana antica”.

La Casa di Profumo Migone & C., una delle più importanti Aziende italiane dedicatesi alla Profumeria, fu fondata nel 1778 a Milano da Angelo Migone, e produsse centinaia di articoli di profumeria fino all’ultimo dopoguerra. Dai profumi alle lozioni per capelli e barba, dalle ciprie ai saponi, fino agli articoli per la toeletta femminile e maschile: pettini, specchi, rasoi, accessori per il bagno. Una Ditta famosa non solo sul territorio nazionale e lungo tutto il bacino mediterraneo, ma anche in America Latina, dove i prodotti italiani “di lusso” a quel tempo erano assai richiesti. Nel campo del Profumo la dimenticata Migone fu, prima ancora della Borsari, l’emblema della Profumeria italiana.

L’espansione della Casa avvenne nella seconda metà dell’Ottocento con l’apertura, a Milano, dello stabilimento in Corso Loreto, strada che nelle carte topografiche del 1870 veniva indicata come “Strada per Bergamo” e che agli inizi del ‘900 divenne Corso Buenos Aires (oggi la via dello shopping milanese). Il negozio invece era situato in via Orefici, proprio vicino al Duomo.
Milano alla fine dell’Ottocento era considerata la capitale della borghesia e del proletariato (la città già allora meta di fortissima immigrazione passò nel giro di qualche decennio da duecentomila a circa seicentomila abitanti) e contava più di ottomila imprese. Anche se tre quarti di queste non arrivavano a dieci operai, già si affermavano i colossi dell’industria: Pirelli (che aveva un importante reparto per la produzione di accessori in gomma impiegati per riempire e modellare le curve delle signore), Edison, Marelli, Isotta-Fraschini, Bianchi (auto e biciclette), Alfa. Società che impiegavano migliaia di dipendenti e che necessitavano di spazio per i propri stabilimenti. Non potevano certo insediarsi tutte all’interno delle mura cittadine. Una via di sfogo fu appunto la Strada per Bergamo, lungo la quale nacquero aziende più o meno grandi. Migone costruì il proprio stabilimento dove l’attuale Corso Buenos Aires si incontra con Piazzale Loreto. Nella riproduzione del 1886 (figura A)

vediamo una prima versione della Ditta Migone. Il disegnatore si è premurato di evidenziare anche i collegamenti con la città: il trenino a vapore che arrivava fino a Sesto San Giovanni e i tram tirati da cavalli con cui andavano e tornavano dal lavoro gli impiegati. Gli operai preferivano il trasferimento a piedi, meno oneroso.
Uno degli impedimenti alla diffusione della nostra Profumeria in Europa sul finire del secolo fu la disastrosa politica estera di Francesco Crispi, acerrimo avversario dei francesi, che impose assurdi dazi doganali impedendo di fatto il commercio con la Francia, a quel tempo estremamente ricettiva verso il prodotto “Profumo”. Solo dopo il 1900, grazie a Giolitti, allora ministro dell’interno e poi presidente del Consiglio, fu possibile dar vita a quel fecondo periodo della nostra storia ricordato come “l’era Giolittiana”, che vide rifiorire l’economia italiana.

Fu proprio allora che la Casa di Profumo Migone, grazie anche alla prosperità raggiunta dal ceto medio, poté espandersi ulteriormente. Nel 1906 all’Esposizione internazionale di Milano ricevette la massima onorificenza, e nel 1909 ottenne la Medaglia d’Oro al merito industriale. La conquista italiana del Dodecanneso nel 1912 le aprì anche le porte del mercato greco, e nel 1914 -alla vigilia della prima guerra mondiale- lo stabilimento si presenta più ingrandito: nell’illustrazione realizzata in quell’anno (figura B)

si può notare infatti come la parte adibita a muro di cinta, sulla piazza, sia stata convertita in una palazzina per uffici, e così pure la piccola costruzione d’angolo è scomparsa per dare spazio a un edificio più grande. Anche il fabbricato sul fondo è stato sopraelevato e adibito probabilmente a magazzino. E’ da notare come i campi, dietro lo stabilimento, verso quella che oggi è la Stazione Centrale, fossero al tempo una selva di ciminiere.
Il rarissimo catalogo Migone dell’ottobre 1914 qui presentato veniva inviato ai clienti Profumieri d’Italia e illustra tutta la produzione Migone. Ben 95 pagine, perfettamente conservate, illustrate con accurati disegni, più 12 tavole fuori testo litografate a colori pastello e oro che comprendono, oltre a illustrazioni delle varie preparazioni di Profumeria, le riproduzioni dal vero (nel catalogo si specifica: “I disegni di questi articoli sono ½ del vero”) degli introvabili flaconi di profumo Migone, definiti in questo volumetto “Profumi di gran lusso per il fazzoletto” e realizzati in cristallo Baccarat.
